Quando pensiamo a un marchio o a uno stemma sportivo, è inevitabile associarli all'aspetto visivo e grafico di una squadra o di un club. Ci appassioniamo o rimaniamo delusi dai lanci delle nuove maglie, che le società sportive curano con grande attenzione nella loro comunicazione. Tuttavia, oggi voglio soffermarmi su un aspetto spesso trascurato, ma di fondamentale importanza nell'identità di una squadra: i caratteri tipografici e le scelte testuali per numeri e nomi dei giocatori.
Desidero affrontare questo argomento attraverso due casi di studio personali: il lavoro svolto per la numerazione delle maglie del Catania SSD nell'anno della sua rinascita e il progetto realizzato in collaborazione con gli studenti dello IED Milano per Erreà, che ha dato vita al loro primo set di caratteri aziendali.
Forse solo i più attenti appassionati ne hanno fatto caso, ma si tratta di un argomento che coinvolge una cerchia ristretta di persone. Quando è stata progettata l'identità visiva del Catania in occasione della sua rinascita nella serie D, c'era l'opportunità di avere maggiore libertà nella scelta della tipografia, poiché non erano presenti vincoli come quelli delle serie superiori (pensiamo al font unico della Serie A chiamato Moustaches).
Questa opportunità è stata sfruttata per conferire un'identità forte non solo alla parte anteriore della maglia, ma anche al retro.
In genere, il retro della maglia è progettato in modo essenziale per ospitare al meglio i nomi e i numeri dei giocatori, che ormai sono diventati strumenti di marketing e scelta per i tifosi. Scegliamo le maglie dei nostri giocatori preferiti o selezioniamo con attenzione il numero da applicare sulla maglia, perché ci rappresenta o perché ha un significato speciale per noi.
La progettazione del retro della maglia del Catania nell'anno della sua rinascita doveva essere necessariamente iconica e iconografica, in modo che il club fosse riconoscibile anche "di spalle". Spero che, una volta spiegato questo retroscena progettuale, possa essere stato altrettanto efficace come credo.
Il font utilizzato per scrivere "Catania" all'interno dello stemma è stato progettato appositamente e, sebbene non sia mai stato completato al 100%, ha preso il nome di "Mbare". Non è stato creato da zero, ma è stato derivato, ispirato e personalizzato a partire dal Cochin, un carattere tipografico creato nel 1912 da Georges Peignot per la Foundry G. Peignot et Fils. Il suo nome deriva da quello di Charles-Nicolas Cochin, incisore di Luigi XV.
Rispetto al Cochin, "Mbare" raddrizza ogni segmento delle lettere per agevolarne l'utilizzo nelle applicazioni di stampa a caldo e abbassa leggermente l'altezza di ogni lettera per adattarsi meglio alle applicazioni digitali o ai nomi dei giocatori sul retro della maglia.
"Mbare" è un font composto solo da lettere maiuscole e ha la particolarità, notata da molti, di presentare alcune varianti di lettere come la "A", la "M" e la "W" con un'inclinazione e una pendenza accentuate, che è stata chiamata "scivolata". È possibile notarlo nell'ultima lettera "A" della scritta "Catania" all'interno dello stemma. Inizialmente, questa scelta è stata oggetto di molte critiche poiché si discostava dai canoni minimalisti attuali, che tendono verso caratteri sans-serif estremamente semplificati. Tuttavia, nel corso della stagione, ha dimostrato di avere una funzione di identità molto potente e di essere un elemento distintivo per il nuovo brand Catania SSD.
Passiamo ora al retro della maglia. "Mbare" è stato utilizzato per i nomi dei giocatori. Nonostante la sua complessità, serviva a conferire maggiore valore alla maglia e agli uomini in campo, che dovevano legarsi al nuovo club.
La regola imposta stabiliva che ogni cognome che iniziasse o terminasse con la lettera "A" dovesse utilizzare la versione "scivolata" per mantenere un forte legame con il nuovo marchio del club. Questo font è stato abbinato a un altro per i numeri.
L'utilizzo di due font diversi sul retro della maglia non è comune né la prassi, ma era necessario qualcosa che rendesse quella stagione iconica e unica.
La scelta per i numeri è ricaduta sul font "Heading Pro", una famiglia di caratteri tipografici disegnata da Francesco Canovaro per Zetafonts. Il design originale è stato ampliato e sviluppato dal Team Zetafonts (Andrea Tartarelli, Cosimo Lorenzo Pancini, Chiara Ghezzi) in un sistema completo di 146 varianti, con un'attenzione post-modernista alla leggibilità e ai dettagli. Le dimensioni ampie consentono di scrivere titoli di grande impatto e giocare con sottotitoli e brevi blocchi di testo, offrendo versatilità nell'uso del testo e una valida alternativa di visualizzazione per pesi più audaci, con una forte sensazione di sportività ed energia.
Per i numeri del Catania SSD (ora CATANIA FC) è stata accuratamente scelta la variante BOLD 46 (il 46 è solo un caso, non c'è alcun legame occulto con l'anno di fondazione della precedente società calcistica catanese). Questa variante offre uno spessore deciso, ma occupa uno spazio ridotto e garantisce una buona leggibilità sul campo e in movimento.
Osservando le fotografie scattate durante la stagione, è possibile notare come questi elementi testuali, la loro disposizione e lo studio dedicato siano diventati strumenti di branding a tutti gli effetti, creando un linguaggio iconico e riconoscibile.
Molti ritengono che il branding si limiti alla progettazione e all'esposizione del marchio o dei colori della maglia, ma in realtà coinvolge anche elementi che potrebbero sfuggire all'attenzione iniziale, ma che si insinuano lentamente nel linguaggio visivo della squadra e dei suoi tifosi. Non si tratta solo di una questione di bellezza o bruttezza, ma di una visione a lungo termine, funzionalità e previsione d'uso. Quindi sì, il testo fa parte dell'identità, proprio come un logo, con la differenza che è più facile cambiarlo ogni stagione (purché non vi siano vincoli imposti dalla lega).
Le questioni riguardanti un font unico per l'intera lega non sono affrontate in questo articolo, poiché si riferiscono a una squadra che ha affrontato la serie D, dove fortunatamente si ha ancora la libertà di sperimentare senza troppe restrizioni e regole.
Parlando di caratteri tipografici come strumento di branding, vi invito a dare un'occhiata ai 4 font progettati dagli studenti dello IED Milano per diventare gli strumenti ufficiali delle numerazioni per Erreà, che potete trovare qui.